L'impatto del Covid sul Food & Beverages online ha fatto fare al settore un salto in avanti di almeno 5 anni. Nel 2020 l’88% degli italiani ha comprato un bene online o ha usato un canale digitale per il suo percorso di acquisto
Pubblicato il: 30 Ottobre 2020
Pubblicato su: Il Sole 24 Ore
“La crescita dell’e-commerce sarà permanente in tutti settori anche in quello dei beni primari e ci sarà spazio per tutti da Amazon, al fruttivendolo del quartiere”. Ad affermarlo il rapporto “Digital Food Strategy. Le aziende dell’alimentare diventano sempre più smart” di CA che ha evidenziato come le vendite online nell’alimentare, che avevano già riportato un aumento del 19% nel 2019, abbiano avuto un ulteriore incremento di oltre due milioni di clienti in Italia nei primi nove mesi di quest’anno.
Escludendo il delivery e i pasti pronti, il Food & Beverages online nel 2020 in Italia avrebbe dovuto raggiungere quota 653 milioni di dollari, con una crescita del 9,8% sul 2019. Le stime più recenti che considerano l’impatto del Covid hanno invece aggiornato questa cifra a 697 milioni di dollari. E nel 2024 si prevede che il settore raggiunga superi il miliardo di dollari, con una penetrazione in termini di user del 20,8% (6,6% in più rispetto al 2020).
Se in Italia la componente >e-commerce rappresenta nell’alimentare l’1% del mercato totale rispetto al 4%-8% del resto d’Europa, le aziende italiane del comparto si stanno muovendo modificando il proprio approccio con la rete, dice l’indagine: “Il 2020 è l’anno in cui l’intero settore alimentare ha subito un’accelerazione nel futuro, in pochi mesi c’è stato un salto in avanti di almeno 5 anni – spiega Davide Casaleggio, presidente di Casaleggio Associati –. I canali online hanno ricevuto una domanda fino a 30 volte superiore creando molti spazi anche per nuovi operatori. Si tratta di un processo irreversibile destinato a crescere e a rafforzarsi nel tempo. Chi saprà stare al passo con questo cambiamento rimarrà sul mercato, chi invece si affiderà ai canali tradizionali rischierà di soccombere e sparire”.
“Con i negozi chiusi la rete è stato l’unico contatto con l’esterno e chi lo ha capito per primo ha sofferto meno” dichiara Davide Casaleggio. “La pandemia – ha spiegato – ha dato una grande accelerazione alla digitalizzazione del settore alimentare portando la creazione o l’ottimizzazione degli e-commerce, ma ha anche messo in evidenza la sua frammentazione e le grandi differenze tra prodotti per ognuno dei quali si impone una riflessione rispetto alla vendita in rete”. Investire nella rete e in un canale online, evidenzia il rapporto, comporta investimenti nella logistica e nella distribuzione ma anche nel marketing, per instaurare e migliorare la relazione digitale con il cliente. Analizzando un campione di 125 tra i più noti produttori e brand italiani, emerge che il 30% dispone di uno shop online integrato all’interno del sito proprietario, il 2% ha uno shop sul sito ma per l’acquisto rimanda ad un marketplace o a un sito terzo, mentre il 68% dispone solo di un sito vetrina.
Per approfondimenti sulla ricerca CA:
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