Pubblicato il: 19 Gennaio 2017
Siamo agli albori della quarta rivoluzione industriale. Un passaggio che porterà un cambiamento radicale all’organizzazione sociale a cui ci siamo abituati durante l’ultimo secolo.
Il lavoro come lo conosciamo subirà una rivoluzione di cui in parte vediamo già oggi gli effetti. Ad esempio quando Foxconn (tra i principali fornitori di Apple e Samsung) ha annunciato di sostituire 60 mila operai con dei robot che si occuperanno della realizzazione dei prodotti o quando McDonalds prova ad automatizzare completamente i suoi ristoranti in Canada. Oppure ai processi di reshoring delle produzioni verso i paesi di origine e dove ci si accorge che i sistemi basati sull’automazione introdotti da Adidas in Germania sono molto più economici degli impiegati e degli operai cinesi, o ancora all’iniziativa di Amazon Go per supermercati completamente automatizzati a cui probabilmente seguiranno a ruota i colossi della distribuzione a partire da Walmart con i suoi 2,2 milioni di dipendenti (per fortuna loro, non tutti cassieri), senza citare uno dei maggiori ambiti attuali di occupazione, i trasporti, che vedranno un cambiamento radicale portato da camion e automobili che si guidano da soli.
Questo fenomeno non è solo legato alla robotizzazione in senso stretto, ma anche all’impiego dell’intelligenza artificiale nell’aiuto, e in alcuni casi sostituzione, anche dei “colletti bianchi”. Ad esempio l’Associated Press ha adottato l’intelligenza artificiale per redigere molti dei suoi articoli anche in campi che prima non riusciva a seguire. Molti studi legali stanno comprendendo di non poter fare a meno dell’intelligenza artificiale per gestire numerose loro attività soprattutto nell’ambito del paralegale e lo stesso sta accadendo nelle attività di supporto ai clienti.
Ovunque si prevede un cambiamento forte delle strutture sociali e tipologie di lavoro a cui siamo oggi abituati. Ed a testimoniarlo sono anche studi che prevedono dall’area asiatica una conversione del 56% dei lavori attuali in automazione, fino a quella statunitense ed europea, dove si valuta rispettivamente che il 47% dei lavori di oggi sia già a rischio negli Stati Uniti e il 50% in Europa;
Anche i rapporti delle Nazioni Unite prevedono fino a due terzi dei lavori presenti oggi potenzialmente automatizzabili da subito seppur ipotizzando un potenziale aumento produttivo a minor costo.
Le rivoluzioni industriali precedenti non hanno portato a cambiamenti così radicali e hanno permesso una transizione da chi costruiva carrozze a chi costruiva macchine. Oggi qualcosa è diverso.
Ma chi comprerà gli oggetti prodotti dai robot e i servizi offerti dall’intelligenza artificiale e con quali soldi?
Questa è una domanda che molti si fanno ed alla quale oggi dobbiamo dare una risposta.
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