Pubblicato il: 12 Settembre 2012
Internet of Things, l’Internet delle cose, è una nuova rivoluzione della Rete. Gli oggetti si rendono riconoscibili e acquisiscono intelligenza grazie al fatto di poter comunicare dati su se stessi e accedere ad informazioni aggregate da parte di altri. Le sveglie suonano prima in caso di traffico, i termostati si regolano in funzione delle abitudini degli abitanti della casa, le scarpe da ginnastica trasmettono tempi, velocità e distanza per gareggiare in tempo reale con persone dall’altra parte del globo, i vasetti delle medicine avvisano i familiari se ci si dimentica di prendere il farmaco. Tutti gli oggetti possono acquisire un ruolo attivo grazie al collegamento alla Rete.
La progettazione di oggetti collegati ad Internet attraversa ormai tutti i settori. Le stime indicano che entro il 2020 anni saranno tra i 50 ed i 100 miliardi i dispositivi collegati a Internet. Due ordini di grandezza superiori rispetto ai 1,5 miliardi di PC ed al miliardo di cellulari collegabili a Internet presenti oggi al mondo. Entro la fine del 2012, ad esempio, si stima che i sensori fisici genereranno il 20% del traffico internet non video e che entro il 2014 i PC collegati ad internet rappresenteranno solo il 20%, mentre solo nel 2008 costituivano il 95%.
Il 2008 è stato un anno di svolta per l’internet of things. Per la prima volta il numero di cose collegate ad internet ha superato il numero di persone presenti nel mondo. Il 2012 sembra essere quello in cui gli oggetti collegabili ad internet inizieranno a diffondersi veramente.
Gli oggetti, oggi, possono collegarsi alla Rete. Qualche anno fa ci si preoccupava della limitazione degli indirizzi internet disponibili (4,3 miliardi) che effettivamente oggi non potrebbero coprire già solo i 5,5 miliardi di cellulari presenti nel mondo se volessero collegarsi contemporaneamente. Con il nuovo standard IPV6 gli indirizzi disponibili sono cresciuti esponenzialmente arrivando a 340 seguito da trentasei zeri. Questo nuovo standard è stato introdotto nel 2008 e adottato dal giugno 2012 da parte dei player principali della Rete come Google e Facebook.
Se la Rete permette oggi agli oggetti di avere un indirizzo ciascuno, le singole cose possono anche collegarsi alla Rete in Wi-fi diffuso sempre più in molti ambienti (es. casa, ufficio, stazioni e aeroporti) o direttamente con la banda larga mobile inserendo dentro l’oggetto una schedina telefonica. Gli oggetti si sono quindi resi indipendenti dai computer per il collegamento alla Rete.
Gli oggetti, oggi, possono salvare e elaborare i dati. Arduino, RFID, NFC e tecnologie simili permettono agli oggetti di incorporare al loro interno informazioni e in alcuni casi di elaborarle per far compiere all’oggetto azioni specifiche. La tecnologia più interessante è italiana: Arduino è stato infatti concepito a Ivrea nel 2005 e permette di inserire le capacità di un computer all’interno degli oggetti con una semplice scheda ed è oggi nel suo ambito il principale player mondiale. Per permettere l’interazione con l’uomo si sta diffondendo sempre più lo smartphone come telecomando e strumento di controllo, vista la sua diffusione. Solo in Italia oggi sono oltre venticinque milioni i possessori di smartphone, e nel mondo si prevede che arriveranno ad essere un miliardo entro il 2016.
Gli oggetti parlano tra loro e imparano. Il mondo che ci circonda può comunicarci le sue esigenze. Per questo gli oggetti già monitorati in precedenza a livello locale stanno comunicando su Internet per ottimizzarne l’utilizzo, come per i contatori dell’elettricità e del gas o le telecamere a circuito chiuso. Homecamera, ad esempio, permette di gestire in remoto webcam collegate ad un computer. Google gestisce le stampanti in remoto con il servizio Cloud Print e questo è solo il primo dei servizi di questo tipo che metterà a disposizione tramite il suo browser/sistema operativo Chrome. Nel contempo, oggetti che prima non erano monitorati possono fornire dati da monitorare e confrontare nel tempo. Withings è una bilancia WiFi che tiene traccia dell’andamento del proprio peso registrando i dati ogni volta che viene utilizzata. Per monitorare un qualunque oggetto collegato alla rete si sta affermando una piattaforma, Pachube, che permette ai sensori collegati ad Internet di inviare i propri dati e renderli leggibili su base storica e geografica, ma soprattutto di attivare delle azioni al raggiungimento di determinati valori rilevati.
L’aggregazione di informazioni in tempo reale può essere inoltre condivisa con tutti coloro che le stanno fornendo. Nike ha creato Nike Human Race una corsa a livello mondiale in cui tutti possono partecipare utilizzando il sensore Nike+ nelle proprie scarpe indipendentemente da dove ci si trova. L’unica costante per tutti i partecipanti è la distanza. L’intelligenza delle cose può essere sviluppata da più oggetti presenti in uno stesso luogo. Ad esempio, GlowCap rende le boccette di pillole intelligenti: ricordano quando devono essere prese tramite sensori luminosi e sonori o per mezzo di una telefonata, e inviano un rapporto mensile sulle medicine prese. Gli oggetti possono anche riconoscere i comportamenti e le abitudini delle persone che li circondano: Nest è un termostato collegato ad internet che si regola in funzione della presenza delle persone, della storia di regolazioni passate e del tempo esterno e ovviamente è controllabile anche da uno smartphone.
L’evoluzione del valore generato dal collegamento tra oggetti sarà la messa in condivisione e l’utilizzo automatizzato delle informazioni degli oggetti. Entro un anno da oggi sarà normale pensare qualunque oggetto essere smart o meno per il fatto che sia collegato alla Rete.
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